Un cavallo è per sempre: la storia di Delgado

18.04.2020

La storia che mi rimane da raccontare è quella di Delgado, il mio argentino. Ognuno dei miei tre cavalli ha avuto un impatto particolare su di me, ognuno, assolutamente in modo differente, è riuscito a trasmettermi o ad insegnarmi qualcosa, ma soprattutto a migliorarmi.

Delgado arriva dall'Argentina, il suo vero nome è un numero a 4 cifre in quanto venivano identificati così nel momento in cui sbarcavano dalla nave.


La storia degli argentini non è mai un granché, forse sarebbe più opportuno chiamarla "tratta" degli argentini. Dal paradiso delle Pampas all'inferno di una nave per giorni e giorni di viaggio, fino a giungere al porto in Italia. Le navi erano stracolme e i cavalli di certo non erano comodi e curati. I più fortunati arrivavano in Italia vivi. Questo è ciò che ho sentito dire, insomma quello che racconta la gente su di loro. Tempo fa per fortuna hanno abolito questi trasporti di massa. Questo ovviamente ha influito sul prezzo quindi mentre un tempo ci si poteva permettere un argentino a basso costo, oggi i prezzi di questi cavalli sono triplicati in quanto il trasporto non è più economico.

Delgado arrivò in Italia nel 2002 e dal suo documento pare che andò a finire subito nella provincia di Torino. Teoricamente quando sbarcò aveva 4 anni ma si sa, sull'età c'è sempre molta incertezza per quanto riguarda gli argentini delle navi. In effetti, in tre anni che è con me, i pareri sulla sua età sono stati molti e diversi. Io l'ho acquistato nel maneggio dove tenevo Diablo da circa un annetto. E' arrivato lì tramite il commerciante che porta, vende e lascia in prova i cavalli.

Lo vidi appena tornato da una passeggiata "di prova" . L'aveva montato una ragazza che per di più si era già innamorata di lui. Questo cavallo era davvero una meraviglia: il mantello pezzato bianco e nero, la criniera rasata, la coda tagliata di netto (come è di moda tenere gli argentini), alto, molto magro, da rimettere in forma diciamo ma faceva comunque una bella figura. Ovviamente non potevo non innamorarmene!

Passò circa una settimana prima che lo acquistassi. Ma è stata una settimana intensa che di per sé mi ha poi portata a comprarlo e ora vi spiego il perché. Dopo circa tre giorni che era in maneggio (io lo ammiravo come una bambina) notai che gli stavano venendo come delle punture d'insetto su quasi tutto il mantello e per di più oltre che essere purulente, gli davano un grande prurito, per cui voleva grattarsi ovunque anche in modo violento; questo prurito e il conseguente grattarsi gli causava spesso del sanguinamento. Sinceramente più lo vedevo così, più volevo comprarlo, perché ero certa che nessuno avrebbe voluto prendersi cura di lui visto questo brutto e fastidioso problema.

Iniziai ad intestardirmi, soprattutto con il ragazzo del maneggio che non voleva vendermelo in quanto questa dermatite avrebbe portato all'inutilità del cavallo e il non poterlo montare, insomma una spesa inutile.

Nulla mi fece cambiare idea.

Iniziai ad informarmi sulle possibili cure per questa dermatite ma presto capii che non c'era nulla da fare se non qualche palliativo per ridurre il prurito, rimarginare le ferite e ridurre le punture di insetti.


Giorno dopo giorno mi occupavo di lui, ascoltando consigli buoni ma spesso anche soluzioni che non condividevo. Un giorno addirittura due clienti del maneggio, vedendomi sempre impegnata a lavarlo ed inzupparlo di creme e prodotti, mi dissero che sarebbe stato meglio mettergli un bel fiocco rosso intorno al collo e spedirlo via! Come se non bastasse qualche giorno dopo, non vedendo miglioramenti, il ragazzo del maneggio mi fece una proposta: poteva cambiarmi il cavallo, cioè senza rimetterci nulla in denaro avrebbe dato indietro Delgado e mi avrebbe fatto arrivare un cavallo sano. Ci avrei guadagnato a suo dire.

Io in realtà l'avevo comprato proprio perché pensavo di poterlo curare ed ero molto felice all'idea di toglierlo dal giro di vendite del commerciante (non li ho mai amati). Continuai così il mio percorso con lui.

Devo dire che per la principiante che ero, Delgado, era molto vivace al tempo; non mi fidavo mai ad uscire in passeggiata senza un accompagnatore e quando si metteva in testa che voleva correre nessuno gli faceva cambiare idea! Un cavallo bello tosto insomma, così nei periodi invernali ed autunnali, in cui non soffriva di dermatite, sperimentai varie imboccature sotto i consigli dell'istruttore del maneggio. Purtroppo, devo essere onesta, ancora non ero entrata nell'ottica per cui qualsiasi cavallo lavorato bene può avere anche solo un filetto in bocca o addirittura solo la capezza, anzi mi hanno insegnato che più il morso è pesante più sarei stata al sicuro e che se tiravo le redini il cavallo si sarebbe fermato.

Non me ne vogliate ma al tempo era appena un anno che conoscevo questo mondo e mi fidavo molto di ciò che mi veniva detto e consigliato in maneggio, a discapito dei miei cavalli. Col senno di poi tante cose avrei potuto evitarle, ne sono ormai certa.

Nella mia permanenza in maneggio cercavo comunque sempre di curarlo per questa maledetta dermatite ed ovviamente una delle conseguenze era che Delgado, non potendo utilizzare il paddock come Diablo per gli insetti, fosse sempre molto agitato nelle passeggiate. Inoltre stava ingrassando, ma non nel senso buono, era ormai obeso e questo influiva sul suo movimento non più sciolto, ma goffo e sul suo respiro. Dopo mezz'oretta di passeggiata aveva già il fiatone ed era madido di sudore, questo ovviamente non gli permetteva di avere belle esperienze in passeggiata. Lo montavo molto poco in primavera inoltrata ed estate e cercavo di allenarlo un po' di più in autunno ed inverno. Ad ogni cambio stagione dovevo ricominciare tutto da capo. Però a me tutta questa situazione non pesava affatto, l'unica cosa di cui mi rendevo conto era che spesso e volentieri avevo paura di montarlo, anche in campo. Devo raccontare un piccolo episodio che fa capire questa mia paura, che non era infondata! Un pomeriggio sono uscita con il mio amico Roberto, io ero davanti e lui dietro di me, iniziammo a galoppare in un bel prato finché Delgado vide un bell'arbusto con appetitose foglioline, pensò bene di inchiodare per mangiarle, così io rischiai di fare un bel salto mortale sulla sua testa. Diciamo che da quel pomeriggio in poi la paura delle sue inchiodate mi accompagnava ogni volta così da farmi tenere stretta!

Un altro suo piccolo problema, che in questo caso mi costò una leggera caduta, era che avendo quest'andatura goffa s'inciampava spesso. Abbiamo cercato di interpretare questo suo difetto in vari modi ma quello che andava per la maggiore in maneggio era: <<Quel cavallo è pigro!>>. Non mi sono mai espressa per quanto riguarda questa affermazione finché ho lasciato il maneggio e l'ho portato a casa con me.

Un giorno stavo tornando dalla passeggiata quando ho notato che zoppicava con un anteriore. Subito pensavo avesse preso una storta o si fosse fatto male dopo aver inciampato, inoltre notavo che ogni giorno aveva gli zoccoli caldi. Dopo essermi fatta convincere che il mio cavallo non aveva nulla, che il calore degli zoccoli era normale e che "avrei dovuto trattarlo da atleta e non lasciarlo sempre a riposo", ho resistito una settimana ma poi non vedendo alcun miglioramento ho deciso di chiamare il veterinario. Lo visitò e mi disse che probabilmente aveva una formella e che la soluzione sarebbe stata applicare dei ferri correttivi o ortopedici in alluminio e scaldare la parte interessata con la tintura di iodio iodurato una volta al giorno per trenta giorni. Dopo la diagnosi seguii le istruzioni del veterinario, passavano i giorni ma non vi erano miglioramenti.

A dicembre avevo comprato Pioggia ed era a casa con me da più di tre mesi ormai, così iniziai a pensare che forse era il caso di trasferire anche Delgado; in primo luogo, probabilmente, avrebbe patito molto meno questa dermatite, a Coassolo il clima è leggermente più fresco che a San Francesco; in secondo luogo, forse avevo trovato una soluzione alternativa per la formella.

Grazie alla rieducazione di Pioggia, che ho affrontato lavorando con Irene Greco, avevo sentito parlare di Andrea. Aveva risolto molti problemi legati a formelle, laminiti, ecc, solo sferrando i cavalli e facendo il giusto pareggio alle unghie. Ovviamente sapevo benissimo che questo in maneggio mi avrebbe provocato una "scomunica" quindi era arrivato il momento di prendere una non facile decisione. Porto i cavalli a casa con me o no? Dopo mille dubbi e perplessità optai per trasferirli tutti e due a casa insieme a Pioggia (che già curavo da mesi).

La prima cosa che feci fu chiamare Andrea ed eliminare i ferri a Delgado ed anche a Diablo; Delgado tolto l'ultimo ferro si fece tutto il paddock al galoppo come se per lui fosse stata una liberazione. Vivono tutti e tre sempre liberi con tre box a disposizione come riparo che possono utilizzare quando vogliono.

Da quando l'ho sferrato ed ho iniziato il percorso Barefoot è completamente migliorato, abbiamo passeggiato per un anno ancora qui a Coassolo senza problemi, su ogni tipo di terreno e non si è più inciampato nemmeno una volta. Non ci credevo nemmeno io ma è diventato il mio cavallo più affidabile, se dovevo uscire in passeggiata da sola montavo lui senza alcun dubbio. Fuori era tranquillo e non aveva paura di nulla, perse addirittura il vizio di voler correre su ogni prato che incontravamo. Inoltre la dermatite è migliorata molto e finalmente non si gratta più violentemente, le punture d'insetto sono nettamente diminuite.


Tutto un altro cavallo! Ho deciso, con il mio veterinario Marco Grosso, che è più salutare per lui evitare stress e lavoro in quanto probabilmente questo inverno rigido gli ha riacutizzato un'artrosi che prima, pur essendo presente, non si era mai manifestata.

Ora penserete che Delgado a parte la tenacia nel curarlo non mi abbia insegnato niente di più rispetto ad un qualunque altro cavallo. Invece la verità è un'altra ed io l'ho omessa finora.

Dopo i vari problemi di salute che si sono presentati in lui, lasciandomi influenzare da quelli del maneggio ma soprattutto da un nuovo cavallo, più giovane, arrivato lì, decisi di mettere Delgado in vendita. Venne a vederlo soltanto una signora che tra l'altro sono sicura l'avrebbe tenuto molto bene perché ebbi modo di conoscerla meglio in un'altra occasione. Ben presto mi resi conto che stavo buttando all'aria tutto quello che avevo fatto fino a quel momento ma soprattutto avevo completamente dimenticato il vero motivo per cui l'avevo acquistato. Avrei voluto il meglio per lui, nonostante tutto ma ho capito che il meglio per lui ero io! Rimossi ogni annuncio che avevo pubblicato e mi pentii del mio atto. Inoltre quello che ho imparato è che non bisogna mai arrendersi di fronte alle difficoltà per quanto riguarda il fatto che gli animali non potendo parlare ci danno la possibilità di scegliere ciò che è meglio per loro. Non dovremmo farci condizionare dal contorno ma pensare a ciò che secondo noi possa fare stare meglio l'animale nel caso in cui la soluzione possa essere qualcosa di alternativo e criticato da tutti. Il segreto con gli animali è sempre lo stesso: aprire la mente!

Concludo dicendo che per me un cavallo è per sempre! Nel momento in cui viene acquistato, preso in fida, adottato o salvato è una nostra responsabilità! Ovviamente non tutti la pensano come me e non sono qui a raccontare questa storia per impormi a nessuno. E' un mio principio di vita. Un animale, come un figlio, ha bisogno di cure ed attenzioni ma soprattutto non va mai abbandonato; occorre assumersi le responsabilità delle proprie scelte. Io sono convinta che avere un cavallo, un cane o un gatto non sia necessario nella vita delle persone quindi se si decide di prendersene cura lo si deve fare fino in fondo.

Delgado è qui con me e anche se non lo monto più per i problemi che ha, trascorre una vita felice, libero di muoversi, pascolando, socializzando con i suoi compagni e rotolandosi nel fango.


Grazie Delagdo per quello che sei per me!



Spirava l'aria

Tra le narici

E i crini del collo

E tra le fessure

Panorami bigi

Risonanza di ruote

Sull'asfalto umido

Sorgeva in me

Debole ormai la speranza

Di una più generosa esistenza

Inconsapevole del mio destino

Viaggiavo

Tra ansioso timore

Ed impercettibile gioia

Confuso.

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